La vita di una quattordicenne anoressica
- ludovicastiglia
- 21 gen 2017
- Tempo di lettura: 2 min

La scuola, il posto in cui ho sfogato le mie ansie e i miei dolori, ma anche il posto in cui ho vissuto momenti dolorosi, che mi hanno lacerato l'animo. Ero poco più che una bambina quando mi sono ammalata, frequentavo l'ultimo anno di scuole medie ed ero impegnatissima a dare il meglio di me per raggiungere il mio obbiettivo primario: la promozione con dieci e lode, la mia unica ragione di vita era quel numero, tutti i giorni vivevo in funzione dello studio, dei voti che avrei portato a case e delle soddisfazioni che avrei regalato ai miei genitori. Bramavo il posto di prima della classe, desideravo la stima dei professori e avevo entrambi, ma non mi bastava, volevo sempre di più, desideravo spingermi sempre oltre i confini. Tra tutti coloro che mi circondavano nel periodo in cui non ero più in me, una tra tutte spicca. La mia professoressa di matematica, la quale si accorse della mia condizione e cercò di farmi aprire gli occhi, esperienza che per lei fu più ardua del previsto, parlare con me di cibo, dieta e allenamento era praticamente impossibile. Tra i miei compagni iniziarono a spargersi voci spiacevoli, le più cattive mi additavano come ANORESSICA, gli altri mi regalavano la loro indifferenza. Da ragazzina stimata passai velocemente a ragazzina che meritava compassione, la tristezza e la depressione si impossessarono velocemente di me. Oggi il mio atteggiamento nei confronti della scuola è completamente mutato, amo ciò che faccio, ci metto passione, ma so che il voto negativo che può capitare nel corso dell'anno non identifica ciò che sono, non identifica tutto il mio percorso di studi e non muta il pensiero che i professori hanno di me. Perchè dovrei farmi assillare da semplici numeri quando valgo molto più di singole cifre? Non c'è motivo, proprio i numeri conducono a strade pericolose, nel mio caso, oltre ai numeri sul registro, anche quelli sulla bilancia, dell' orologio (mai sforare l'ora del pasto), il peso del cibo (mai un grammo di più, semmai uno meno!)...quando ho deciso di non vivere più nell'ombra di quei numeri, allora sì che sono davvero rinata. Come vi dico sempre la guarigione è un processo lungo, tortuoso e impervio, però la vita dalla parte opposta, nel mondo reale, dove la malattia non è più parte di te è davvero fantastica e vale la pena...fidatevi, vale la pena combattere per raggiungere la sponda opposta. Lottate fino allo sfinimento, potrebbe essere la vittoria più bella della vostra vita.
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